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CLOSE UP: moro la strage di via Fani

CLOSE UPdi Vincenzo Libonati

Siamo Stato noi. In sintesi è questo che ci dice il magnifico Ulderico Pesce nello spettacolo dedicato all’omicidio di Aldo Moro e della sua scorta, soprattutto della sua scorta. Parte dalla morte di un uomo, uno qualunque, di quelli di cui non si ricorda nemmeno il nome, a meno che non lo si vada a leggere in via Fani, a Roma, sulla lapide dove pisciano tranquillamente i cani durante la pomeridiana passeggiata borghese.


Una lapide fredda d’estate e d’inverno e perfino nelle mezze stagioni che somigliano sempre più a mezze espressioni, a mezze parole, a mezzucci, quelli di cui la storia del Bel Paese è pieno, un Bel Paese ridotto da stivale a stivaletto. Da scarpa d’alta moda a suola macinata sotto il peso dei passi all’indietro.


Uno spettacolo da uomo solo sul palco che è profondamente diverso dal One Man Show, perché Ulderico sul palco non è solo, si trascina dietro con una corda sottile ma ben tesa tutto l’intero pubblico che affolla il teatro. Tutto al netto dei disturbatori che non accettano a distanza di tempo e memoria, la caducità degli eventi ne la storia tratta da documenti ufficiali.


L’angolatura è specchio degli eventi, è un naufragio pieno di vertigini dettato dalle parole dure come la terra da lavorare per piantare le fave, il filo rosso, colore pericoloso, che porta dal principio alla fine colui che ha voglia di ascoltare. Un mare da innaffiare, controsenso ludico di un gesto, di una lacrima, di un lenzuolo steso a terra in attesa che la polvere vi pianti altre radici.


Ulderico Pesce, insieme a pochi altri è un patrimonio della nostra piccola umanità, un cantore che si ostina a pensare, scrivere e poi dire in pubblico e anche oltre, ciò di cui c’è davvero bisogno. Dalle scorie che vagano senza biglietto e dazio per la stessa penisola di cui sopra, a Passannante a Scotellaro.


Moro è morto, i ragazzi della scorta pure, ma perché? Un interrogativo a cui questa nazione non ha dato risposta ancora oggi. Pesce contornato sulla scena da televisori di ogni marca e epoca non vuole dare risposte, ma porre domande, questioni intelligenti e concrete che si incanalano tutte in una sola direzione, in un senso unico che pare quasi un cul de sac.

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